Capitolo 4
La città era attraversata da una moltitudine di piccolissime strade, erano grandi appena per far passare un carretto; ogni strada era ricoperta da botteghe e da le loro mercanzie: bigiotteria, tappeti, anfore, armi, piante, cibo.
Camoka, di forma pentagonale aveva i due lati orientati ad est a ridosso del fiume e li sorgevano le ville ed il quartiere ricco, ad ovest invece, era presente la parte più umile della città, con numerose case fatiscenti.
La striscia centrale era un misto della prima e della seconda, con lo scopo di accompagnare il visitatore alla visione del santuario del falco pescatore, posto al centro della città.
Sebbene fosse una città decisamente pacifica, le guardie dell'Impero erano presenti in forze, con una base militare proprio nel centro della città: dopotutto Camoka insieme ad Arem era una città di frontiera e anzi, molti pensavano che la stessa Arem fosse in realtà non più sotto il controllo politico dell'impero, ma degli ordini monastici di quelle terre; è per questo motivo che le guardie imperiali abbondavano.
Raniel non fu rallegrato dalla massiccia presenza del personale militare in quella città, molte guardie significano molti occhi e molte spade, pronte a posarsi sulla sua schiena al primo passo falso.
L'elfo iniziò ad incamminarsi verso il quartiere ad est dove lo attendeva il committente del suo futuro lavoro, qualora lo avesse accettato; durante la passeggiata ebbe tempo per riflettere sulla situazione politica delle terre, accompagnato da melodie che i menestrelli all'angolo di ogni strada suonavano con i loro flauti.
L'impero umano si era da circa mille anni unificato sotto una unica bandiera e aveva creato un unico grande impero governato da una oligarchia forte e conservatrice, aveva con fatica conquistato e colonizzato territori al sud, popolati un tempo da creature feroci; alcune leggende parlano di demoni, altre di incroci tra elfi e demoni, creature informi e dedite al caos fine a se stesso.
La unificazione non portò ad una conquista di territori esterni; ad est, arroccato sui monti ferrosi si erige lo stato dei nani,alleati militari e politici, con la sue capitale “Incudine D'Acciaio” , mentre la grande maggioranza delle coste e parte dell'entroterra dell'ovest sono territorio della monarchia degli Elfi, con capitale “Ar Aeglir” in umano “Regale catena di picchi montani”,che hanno con l'impero umano un patto di non belligeranza reciproco.
Esistono poi un arcipelago a nord e a sud di dimensioni quasi pari alle terre dei nani; le isole al nord sono in realtà la vera patria dei nani, o meglio, dei nani che hanno deciso di non unirsi all'impero umano non chiarendo la loro politica.
A sud invece si erige un'ulteriore stato umano, completamente immerso nella fitta vegetazione; anch'essi non sono ne alleati, ne emici dell'impero umano.
In tutto ciò, nell'unico lembo di costa ad ovest non elfico, si erige una piccola città stato, sede dell'alta accademia delle arti magiche, che è politicamente estranea a qualunque guerra, sebbene sia economicamente assoggettata all'impero umano e, in parte molto maggiore, alla monarchia degli elfi.
Raniel era finalmente arrivato alla residenza a cui era stato indirizzato: aprì il cancello ed entrò nel giardino; fu dopo alcuni passi intercettato da alcune guardie che gli bloccavano il passaggio.
Interamente coperte da una armatura pesante colorata di un blu acceso, colore dell'impero umano, erano equipaggiate con una lunga spada e uno scudo a goccia recante i simbolo delle guardie imperiali: una coppia di martelli incrociati e un sole sullo sfondo.
"Alt!Non faccia un passo in più, sa dove si trova in questo momento?"Chiese una delle guardie
"Levatevi, devo parlare con il padrone di casa"Rispose l'elfo senza fermarsi.
Le due guardie avevano già portato la mano libera sull'impugnatura della spada, pronti a sguainarla, ma dall'uscio della porta uscì una donna, intimando di lasciar passare l'uomo.
Le due guardie si scansarono e fecero passare Raniel, non prima di essersi inchinate verso la donna.
Una volta arrivato dentro la casa, Raniel si rivolse alla donna
"Dovrei vedere il padrone della magione, al più presto"
La donna fece un inchino con la testa e indicò di seguirla attraverso le scale della casa.
Dovettero percorrere tre rampe di scale per giungere al terzo piano, sede dello studio privato non ché degli appartamenti familiari.
L'intera magione era tappezzata da quadri e trofei di caccia, alci, cinghiali, orsi ma non mancavano carpe, trote e qualche animale esotico completamente imbalsamato, come uno strano bipede con lunghe glabre gambe ed un collo delle stesse dimensioni e fattezze: l'unica cosa di animale era il folto piumaggio tra testa e gambe, ed il becco quasi da anatra.
La donna bussò ad una porta di legno e qualcuno dentro le intimò di far passare l'ospite.
Raniel aprì la porta e la richiuse alle sue spalle.
Davanti a se un uomo decisamente in carne, era seduto ad ammirare lo scoppiettio del fuoco, sorseggiando del vino caldo.
"Avanti siediti qui, si sta bene vicino al fuoco"fece cenno l'uomo a Raniel, che seguì il consiglio.
Le tavole di legno del pavimento scricchiolavano leggermente al passaggio dell'elfo, segno che la casa era vecchia, probabilmente era stata tramandata da padre in figlio.
Appena Raniel si sedette, l'uomo iniziò a parlare, tra di loro c'era un piccolo tavolino, con su sopra un disegno abbozzato di un qualcosa che era vagamente somigliante ad un prospetto di uno specifico piano.
"Come mai questo ritardo?Ti aspettavo ieri"
"Ho avuto impegni che mi hanno trattenuto"
"Fa nulla; allora ciò che devi fare è semplice, devi entrare in questa casa"battendo con l'indice sul foglio"e scambiare un libro che si trova al terzo piano, con uno che ti darò"
"Ho capito..."
"Non devi uccidere nessuno, non devi provocare danni, non devi farti assolutamente scoprire"
Raniel respirò profondamente
"Mi serviranno almeno sei giorni per prepararmi e..."
Il committente anticipando Raniel estrasse delle monete che riversò sul tavolino "E ti servirà un anticipo per i materiali"
Raniel prese le monete che mise dentro la sacca e si alzò
"Se è tutto, io andrei per mettermi al lavoro"
"No aspetta, non è tutto"Lo fermò l'uomo"Se possibile non leggere il libro, non è un ordine ma non troveresti nulla di interessante"
Raniel si girò e fece per uscire, appena prima di aprire la porta, la mano dell'uomo si poggiò sulla spalla
"Aspetta: il libro che devi scambiare è uno identico a questo; solo il testo è differente"
Raniel fu colto alla sprovvista, raramente accadeva; l'uomo non solo era corpulento, ma in più era riuscito ad avvicinarsi all'elfo di soppiatto, senza fare il minimo rumore su quel pavimento cosi' malandato
"Va bene" rispose, uscendo dalla stanza.
Ci vollero due giorni per ottenere il necessario per il lavoro: rampini per arrivare sul tetto, sonnifero per far addormentare eventuali guardie, cristalli per rompere finestre; altri due di appostamenti
per controllare il numero di guardie e i loro turni.
Il quinto sarebbe stato il giorno, o meglio, la notte per compiere il lavoro.
La cascina era circondata da un giardino quadrangolare, al cui interno erano curati alcuni alberi frondosi, che l'elfo usò per avvicinarsi alla casa; dopodiché arrivato il più vicino possibile alla casa, usò il rampino per arrivare sul tetto, salendo la corda molto silenziosamente.
Giunto sul tetto si aggrappò alla grondaia e prese in mano un cristallo, molto simile a quello che aveva prestato alcuni giorni prima a Myasa. Notò un vetro che molto probabilmente era di una soffitta, usata per cimeli di famiglia non molto vistosi.
Iniziò ad intaccare un cerchio nel vetro con la punta, dopodiché all'esterno del cerchio fece un piccolo foro e introdusse due palline di colore grigio, dopodiché poggio in posizione orizzontale sempre lo stesso cristallo nel centro del cerchio recitando una breve litania nella sua lingua: le sfere furono attirate dal cristallo, intrappolando il vetro, che Raniel poté finalmente rimuovere per aprire la finestra ed entrare.
Era proprio su una soffitta: grazie alla luce lunare poté vedere le armature, le pergamene e le armi, tra cui una daga con una impugnatura nera di pelle, che l'elfo prese e mise nella cinta.
Dopo alcuni istanti, iniziò il suo piano, creare scompiglio in soffitta per simulare un furto, cosi da giustificare il vetro aperto.
Con molta calma iniziò a disporre gli oggetti della soffitta alla rinfusa, come se fossero stati lanciati ma con estrema cautela a non provocare nessun rumore.
Dopo circa mezz'ora di lavoro era riuscito nel suo intento,e pote proseguire con il suo piano; l'ultimo pian, ovvero il terzo aveva una conformazione molto semplice:una sola grande stanza al centro con due accessi, una divisione speculare del piano.
Il piano era solo adibito ad incontri, ricevimenti con ospiti, e sebbene per quella notte non ci fossero ricevimenti, una guardia era sempre all'erta effettuando un presidio davanti la porta, ma Raniel era preparato a questo.
Con se aveva portato un preparato soporifero che con un ago sparò alla guardia, per fortuna di Raniel, la guarda non solo non indossava una armatura pesante, ma la fortuna volle, che indossasse una maglia di lana cosi' da far sembrare l'ago un pizzico causato dalla lana.
Appena la guardia ebbe i primi segno di svenimento, Raniel uscì furtivamente dalla soffitta e lo prese prima che potesse fare rumore sul pavimento: l'effetto della droga non sarebbe durato più di trenta minuti, cosi' senza perdere tempo entrò nella stanza, non prima di aver controllato se dentro vi era qualcuno facendo passare la lama di un coltello sotto la porta, ed averla usata come specchio.
La stanza era spaziosa, ma qualcosa non tornava: essa era troppo corta rispetto alle misure che l'elfo aveva preso, ed in più, l'altra entrata non era speculare alla prima.
Raniel non diede molto peso alla faccenda, e proseguì verso le scaffalature, completamente piene di libri; dopo molto tastare e aiutato dalla luce della luna, riuscì a trovare il libro che avrebbe dovuto scambiare.
Dietro il libro però, era posta una piccola grata, incuriosito Raniel fece spazio togliendo gli altri libri vicino e tese l'orecchio: si potevano sentire delle voci, rese metalliche dalla grata.
Si udivano distinta,mente due uomini tergiversare
"Non abbiamo più notizie da giorni ormai...Come spieghi ciò?"
"Mio signore...non ne ho idea...dopotutto erano pedine sacrificabili..."
"Non si mandano pedine a svolgere i lavori importanti!"disse il primo uomo sbattendo un bicchiere su un tavolo.
"Mio signore...non si ripeterà più...manderemo nostri agenti a raccogliere informazioni"
Dentro l'elfo tornarono in mente i sei uomini che avevano rapito Acima: possibile che stavano parlando di loro?
"Come siamo messi con l'altro lato?"
"Ho mio signore, abbiamo appena catturato un promettente elemento, ma a dire la verità...se mi è permesso..."
"Puoi" rispose l'uomo che si stava facendo sempre più irato
"mio signore...non è abbastanza da poter esserci utile...possiamo provare...l'individuo morirà ma avremmo fatto dei passi avanti..."
"Non basta...Mentre voi giocherellate a catturare un fottuto topo, noi ci rompiamo la schiena a proteggervi, e voi come ci ringraziate? Sprecando il nostro denaro!"l'uomo iniziava ad essere decisamente irritato; i minuti passavano e il tempo a disposizione di Raniel stava per scadere
"Mio signore.. si calmi, abbiamo intercettato circa 3 mesi fa un'ulteriore soggetto per i nostri scopi: è decisamente adatto, sembra possa addirittura... tastarla..."
Raniel fu colpito decisamente da quelle parole, le mani iniziarono a tremare leggermente, ma continuò ad ascoltare mentre rimetteva al suo posto i libri effettuando lo scambio.
"Tastare?Riuscirebbe a vederla e a toccarla?Catturatelo immediatamente"
"Mio signore...al momento abbiamo perso le sue traccie..."
L'uomo sbatte ancora una volta il bicchiere sul tavolo
"Catturatelo: mandate Alagos a cer...."
Raniel non attese oltre, una volta finito di posizionare i libri, uscì dalla stanza e velocemente precorse la stessa strada dell'entrata per uscire.
Era visibilmente agitato, non riusciva a smettere di battere i denti e corse i più velocemente possibile attraverso il giardino.
Giunto nei vicoli del borgo alto prese una strada che sarebbe poi sfociata ad un accesso secondario sul lago.
Barcollava, sbattendo addosso le case, in una scomposta corsa che passo dopo passo affannava sempre più il respiro dell'elfo; dopo una decina di minuti si trovò al ridosso del lago, si chinò sull'acqua e si tolse la sciarpa, il suo viso riflesso era colpo di sudore e lo sguardo visibilmente sconvolto.
Iniziò a piovere, una pioggia fitta e veloce.
Vomitò dopo alcuni minuti passati supino sulla spalla del lago; dopo essersi ripreso appoggiò le spalle su di un piccolo muro, rannicchiò le gambe in posizione fetale e rimase così per molte ore della notte.
La pioggia incessante cadeva sullo specchio del lago creando cerchi d'acqua di magnifica bellezza, cadeva sull'erba, facendo rilasciare quel peculiare odore di erba bagnata, cadde sulle mura della città; non cadde su Raniel, come se ci fosse qualcuno, di invisibile, che lo proteggesse dalla pioggia.